Le Piante spontanee siciliane in cucina

Guida al loro riconoscimento ed utilizzazione

Scardaccione


Nome scientifico: Scolymus grandiflorus
Nome volgare: Scardaccione
Nome dialettale: Scordu, Spina sar
vaggia, Spinasantiuni

Descrizione botanica
Pianta annuale con radice perennante vegetante dopo le prime piogge autunnali caratterizzata da molte foglie basali a rosetta

spinescenti e fusto fioraie eretto. Le foglie, quasi tutte basali,sono settate, allungate e presentano spine acuminatissime, sono di colore verde argentato in entrambe le pagine e con nervature evidentissime, di colore anche bianchiccio. I fiori di colore giallo sono disposti in infiorescenze allungate e fusto per lo più quadrangolare con bordi spinosi. I semi sono acheni di colore nerastro.

Utilizzazioni
Le parti utilizzabili sono le foglie giovani ed i cespi basali prima della emergenza dello stelo fioraie.

Ricette
SCARDACCIONE BOLLITO
(Scordu ugghiutu)
Dopo aver ripulito le foglie dalle spine immergerle in acqua salata con limone per evitare che possano annerire. In contemporanea si mette a bollire dell'acqua in una capiente pentola aggiungendovi sale e limone ed a ebollizione immergervi le foglie di scardaccione sino a completa cottura. Occorre circa mezz'ora di cottura, si tolgono dall'acqua di cottura e si condiscono con olio, aceto e limone e si sevono come piatto di insalata e come contorno alle carni arrostite. Il sapore somiglia ai carciofi bolliti ma il gusto è decisamente più amaro e amaricante.
SCARDACCIONE A PASTELLA
(Scordu a pastetta)
Dopo aver bollito le foglie o i cespi senza le spine, si passano nella pastella precedentemente preparata e si pongono a friggere nell'olio
caldo: Si fanno indorare e si servono tiepidi.
Tale pietanza rappresenta un tipico piatto di antipasto rustico, gradito ai più per il sapore similare ai cardi in pastella, più noti della cucina siciliana.
 

redazione

 

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