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Il pioppo nero, così chiamato per il colore della corteccia grigio-nerastra e profondamente fessurata nelle piante più vecchie, è un albero slanciato, con chioma espansa e foglie mobilissime al vento, di forma triangolare -romboidale ed a margine dentellato, che in autunno, prima di cadere, assumono una caratteristica colorazione giallo banana. In primavera, tra marzo ed aprile, i lunghi amenti maschili e femminili, rispettivamente di colore cremisi e verdognolo, conferiscono ai pioppi un fascino particolare che si protrae fino al mese di giugno allorquando vengono liberati numerosi e soffici semi cotonosi che il vento dissemina ed accumula distante come fiocchi di neve.
Secondo la mitologia greca i pioppi sono figlie del Sole e di una ninfa e sorelle di Fetonte. Quest'ultimo fu fulminato da Zeus, mentre era alla guida del carro solare in quanto con il suo comportamento dissennato rischiava di incenerire la terra. Raccoltone il corpo presso il fiume Eridano, le sorelle (le Eliadi) lo piangevano continuamente tanto che Zeus, per non sentirle più, le trasformò nei funerei pioppi neri da cui, secondo un'antica credenza, colano le lacrime che indurendosi al sole formano l'ambra (Cattabiani, 1996).
Il pioppo, per il frusciare quasi continuo delle sue foglie, era chiamato dai Romani "populus" in quanto ricordava il brusio della folla.
Il salice bianco trae il nome dall'aspetto biancoargenteo della sua chioma espansa che contrasta con quelle verde-scuro delle altre specie che vivono lungo i corsi d'acqua dell'Europa meridionale. Si tratta di un albero caducifoglio molto ramificato,
il cui robusto tronco è rivestito da una corteccia bruno-nerastra che evidenzia profonde fessure reticolate. Le lunghe foglie a lamina lanceolata evidenziano una fitta e persistente peluria argentinosericea nella pagina inferiore.
E' una specie forestale che svolge un'importante funzione consolidatrice delle sponde dei fiumi e dei torrenti. Soprattutto in passato era tradizionalmente coltivato nelle campagne ed allevato a capitozza per la produzione delle pertiche e dei vimini. I Romani chiamavano vimen-viminis le specie di salice, tra cui il salice bianco, i cui lunghi e flessibili rami, venivano e vengono tutt'oggi impiegati come legacci e per la realizzazione di ceste, panieri e di tanti altri oggetti artigianali intrecciati. Da vimen deriva anche il nome di un famoso colle di Roma, il Viminale, un tempo ricoperto di salici (Cattabiani, 1996).
Nell'ambito di Salix alba i migliori vimini sono forniti dalla sottospecie vitellina, caratterizzata da rami resistenti, flessibili e di colore giallo-oro.
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