I GRANDI ALBERI DI SICILIA

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GLI ALBERI MONUMENTALI NEL CONTESTO DEL PAESAGGIO VEGETALE SICILIANO
 

IL PAESAGGIO DELLE COLTURE ARBOREE TRADIZIONALI

Il paesaggio delle querce caducifoglie

Il cupo paesaggio dei boschi di leccio e di sughera, in corrispondenza delle prime elevazioni collinari, sulle pendici montane meno acclive e nelle valli e vallecole con suoli profondi, cessa quasi totalmente per lasciar spazio al "paesaggio dalla roverella" o, meglio ancora, a quello delle querce caducifoglie termofile e mesofile in quanto diverse sono le specie quercine che lo costituiscono in base alla natura del suolo, all'altitudine e all'esposizione dei versanti. Si tratta di piante di terza grandezza, alte fino a 25 m, con fusto tozzo, contorto e robusto, rivestito da una scorza bruno-grigiastra che diviene, in genere, più scura e fessurata con l'età. La chioma, densa e arrotondata nelle piante isolate, è costituita da foglie semipersistenti, a margine lobato, ricoperte nella pagina inferiore da una ricca peluria biancastra che riveste anche i giovani rametti. In autunno avanzato le foglie ingialliscono, ma rimangono generalmente attaccate ai rami per buona parte dell'inverno per cadere poco prima dell'emissione di quelle nuove.Querceto a roverella presso l'Eremo di Santa Rosalia (Santo Stefano Quisquinia, Agrigento)
Il legno, molto compatto e resistente all'acqua, è un ottimo combustibile. Esso tende ad imbarcarsi ed essendo difficile da lavorare, in passato, era impiegato soprattutto per travature, traverse ferroviarie e costruzioni navali. Le ghiande vengono utilizzate per l'alimentazione dei suini, anche se, in tempi di guerre e di carestie, sono state impiegate per l'alimentazione umana come castagne e per produrre un surrogato del caffè. Per tale scopo si utilizzavano, previa tostatura, quelle di gusto dolciastro e con scarso contenuto di tannini, prodotte da alcuni ecotipi.
I Greci e i Romani consideravano la quercia come sacra: Zeus aveva la quercia come simbolo accanto al fulmine e all'aquila ed aveva sposato Era in un querceto. Nella mitologia Greca si attribuiva il diluvio della Beozia alle liti tra Zeus ed Era e quando cessarono le piogge, si vide erigersi dal terreno una grande quercia, quale simbolo della pace conclusa tra il re degli dèi e sua moglie. L'idea che le querce fossero qualcosa di più che semplici alberi è rimasta radicata nel pensiero popolare. A tal proposito una leggenda racconta che il diavolo aveva ottenuto da Dio il permesso di possedere completamente il bosco quando gli alberi fossero spogli, ma le querce per salvarlo con supremo sforzo s'impegnarono a trattenere sui rami le foglie secche ed avvizzite, senza lasciarle cadere.
Il paesaggio delle querce caducifoglie in Sicilia è espresso da numerosi nuclei di modeste dimensioni che soltanto sulle Madonie, nell'area dei Monti Sicani e nel Bosco della Ficuzza hanno maggiore estensione. Querceti significativi sono frequenti anche sui Peloritani ed in alcuni versanti dell'Etna, dell'Ennese e degli Iblei, mentre nuclei residuali si incontrano quasi ovunque al margine dei coltivi, lungo le strade di campagna e accanto alle case rurali, costituendo una significativa testimonianza della remota esistenza dei boschi di querce in una vasta zona compresa dal livello del mare fino a circa 1200 metri, attualmente occupata per buona parte da seminativi, oliveti ed altre colture legnose (Ph 13, 14).
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