Prima di affrontare, anche se per grandi linee, la flora del Demanio Monte Cane, che in verità andrebbe studiata più in dettaglio, appare necessario un cenno alle comunità vegetali che si compongono di popolazioni di piante o della stessa specie o di piante di specie diverse.
Gli individui della stessa specie costituiscono in genere complessi omogenei i quali a loro volta possono considerarsi sottosistemi facenti parte del più vasto sistema rappresentato dalla comunità.
Il modo di aggregazione delle piante nel territorio può essere uniforme, casuale o a gruppi ed evidentemente ciò dipende dal tipo di substrato, dal modo di propagarsi della specie e come si distribuiscono i semi nel suolo all'atto della caduta e quindi della loro naturale dispersione.
Vi sono semi che trasportati dal vento (disseminazione anemofila) si distribuiscono su vaste superfici, altri invece cadono sotto la pianta madre creando, dopo la germinazione, fitti popolamenti monospecifici, utili principalmente alla difesa della specie ed alla perpetuazione della stessa perché tra tutte qualcuna sicuramente primeggerà, portando a completamento il suo ciclo vegetativo.
La contemporanea presenza di più specie di piante nella stessa unità di superficie risponde alla esigenza di garantirsi reciprocamente la sopravvivenza, allo stesso modo così come si dice "che l'unione fa la forza", e questo avviene sia per le piante erbacee che per le piante arbustive ed arboree.
Tra piante della stessa specie inoltre è possibile scorgerne una o più che primeggiano e queste sono quelle che sfruttando al massimo l'optimum del suolo si servono delle consorelle quale scudo protettivo e quindi a difesa da possibili predatori erbivori.
La densità delle piante di una o più specie risponde ad un importante problema ecologico che è riconducibile al cosiddetto "spazio vitale", rilevabile sia a livello di occupazione di spazio aereo (fiori, fusti e foglie), che di occupazione di spazio sotterraneo (radici ed in generale la rizosfera).
Le associazioni vegetali sono state ufficialmente riconosciute con valenza scientifica nel corso del III Convegno Internazionale di Botanica che si è tenuto a Bruxelles e gli autori proponenti così l'hanno definita: "una comunità di piante con una definita composizione floristica che presenta una fisionomia uniforme e che vegeta in condizioni stazionali pur esse uniformi".
A parte le dissertazioni scientifiche sull'argomento che hanno valore nelle opportune sedi, al fine di focalizzare il concetto e quindi poi trasferirlo nel territorio che stiamo esaminando, si può dire che il concetto di comunità vegetale è presente nel linguaggio corrente allorquando menzioniamo il termine faggeta, pineta, querceta, canneto, ecc., termini abbastanza vaghi ma espressivi di una fisionomia vegetazionale correlata alla dominanza nel territorio di una pianta dominante.
La descrizione delle diverse associazioni vegetali è operazione che compete solo agli specialisti e siccome la flora di un territorio alla fin fine afferisce alla elencazione di tutte le specie che crescono o sono presenti in un'area, relativamente alla descrizione floristica del Demanio Monte Cane, di seguito si riporta l'elenco della flora vascolare rilevata in più riprese ed in più momenti di osservazione, significando che tale elencazione non è esaustiva di tutte le specie vegetali effettivamente presenti per cui, in previsione di studi più approfonditi sull'area protetta, rappresenta un primo elenco da considerarsi come primo contributo allo studio botanico del territorio di Monte Cane.
L'elencazione comprende specie a distribuzione più o meno ampia, alcune delle quali di sicuro interesse fitogeografico, ma un cenno particolare è dedicato a quelle specie di interesse ora pabulare, ora medicinale ora proprio della cultura popolare, che conosciute da sempre sono testimonianza della presenza umana nel territorio che dalla natura sapeva trarre tutto per il suo sostentamento.
La flora censita, di cui all'elenco che segue, è stata ordinata in ordine alfabetico, per famiglia, seguendo la nomenclatura binomia adottata da Pignatti (1982) in "Flora d'Italia".
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