I DISALORA

 

Anche se oggi gli agricoltori fanno largo uso di fibre sintetiche non è raro vedere nei mercati le verdure di stagione legate con la disa che si può definire una legatura biologica e naturale, in quanto il prodotto, assieme agli scarti della verdura, si decompone biologicamente ritornando nel ciclo della natura.
Le verdure confezionate a mazzetti con la disa hanno un aspetto diverso e sono la testimonianza tangibile di un'antica tradizione che ha profonde radici culturali. La legatura con la disa è anche una forma di arte ed una forma di cultura che non dovremmo dimenticare.
La disa ha contribuito alla crescita culturale ed economica di diversi comuni della nostra isola quando le ristrettezze economiche erano un dato di fatto, patito da diverse frange sociali.
I disalora
Il mestiere di "disaloru", o "disaloro" un po' italianizzato, è un mestiere dei tempi che furono, rientrava a pieno titolo tra i mestieri legati all'ambiente agricolo al pari degli analoghi "lianaru" "carbunaru", "virduraru", "babbalciaru", ecc., attività, per lo più stagionali, facenti parte dei cosiddetti "mestieri poveri", ma onesti e degni del massimo rispetto.
Nei comuni ove erano in funzione le "macchine del criniu" e quindi operavano le relative "fabbriche" il disaloro era una figura professionale ben rappresentata, specialmente nella fascia bracciantile e di manovalanza generica, attuata nei periodi di magra lavorativa.
Anche se disaloro poteva improvvisarsi chiunque, c'erano persone che svolgevano questa attività in modo continuativo e costante per cui usando una terminologia appropriata al mondo del lavoro si potevano riconoscere "disalora a tempo pieno", "disalora stagionali" ed ancora "disalora occasionali". Raccogliere la disa (disaloro = raccoglitore di disa) non era un mestiere agevole e tra gli "occasionali" non erano poche le ferite che si procuravano alle mani, a motivo che le foglie della disa si presentano alquanto taglianti, e specialmente nei primi giorni d'attività; poi si formavano i cosiddetti "calli" nelle mani e questi potevano continuare a raccogliere le foglie della disa senza troppi fastidi, pensando più al reddito possibile da un carico della "preziosa fibra" che alle ferite che potevano procurarsi.
Ogni disaloro, si dice, aveva una sua area di raccolta estesa anche parecchi ettari, che condivideva con pochi altri compagni e gli occasionali e gli stagionali non era raro che chiedessero il permesso di raccogliere la disa al proprietario terriero, che quasi sempre, ben volentieri e senza nulla in cambio, concedeva il benestare per la raccolta.
Erano tempi in cui la disa aveva un suo valore e la concessione alla raccolta era motivo forte di riconoscenza al "padrone" o al "campiere", che era l'intermediario col padrone delle terre.
La disa raccolta, dopo essere stata composta in grossi fas&veniva trasportata a spalla o nei casi più fortuiti, a dorso di mulo, sino alle fabbriche del criniu, a conclusione di una dura e faticosa giornata di lavoro, per incassare le poche lire che erano il provento della disa pesata in grossi "bilichi" e/o "statie". Nel mondo agricolo dei tempi che furono ogni prodotto e/o sottoprodotto, aveva un suo valore, le zorbe, gli azzeruoli, le carrube, le fascine di legna, le sarmenti della potatura della vite, i rami di potatura degli ulivi, ecc. e la disa, pianta umile e per certi versi anche insignificante, era e rappresentava una non indifferente fonte di reddito.
Così come nel periodo della raccolta delle olive tutta la famiglia dell'agricoltore si mobilitava per prodigarsi nella raccolta delle olive, allora tutte da terra perché non esistevano le moderni reti in poliestere che aiutano molto nella raccolta, nel periodo della maggiore raccolta della disa tutta la famiglia era mobilitata allo scopo e nel tardo pomeriggio non era raro vedere o scorgere nei sentieri periferici dei paesi "cordate di persone" composte da grandi e piccoli con a spalla il proprio carico di disa, a testimonianza dell'impegno di ognuno per poter contribuire al sostentamento familiare.
Raccogliere la disa doveva essere un impegno che dovevano tutti dividersi ed il disaloro con la propria famiglia o anche da solo sceglieva le piante da cui poter trarre il maggior quantitativo di disa e quindi ricavarne il maggior profitto.
La disa è una preziosa fibra vegetale cara ai nostri antenati, che noi uomini d'oggi non sappiamo apprezzare abbastanza.

 

 

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