L'ASINO DAL VELLO D'ORO


La Sicilia possiede un invidiabile patrimonio zootecnico, ricco sia per la varietà delle razze che per la "qualità" delle stesse. Un patrimonio genetico selezionato nel tempo, capace di vivere adeguandosi alle peculiarità orografiche e climatiche, al tipo di vegetazione e alle patologie maggiormente presenti sull'isola.
Molte sono le razze autoctone rinomate in ambito sia nazionale che estero, si ricordino ad esempio: la capra girgentana e l'argentata dell'Etna; la pecora comisana e quella del Belice, la pimenta e la barbaresca; la vacca modicana e la cinisara ed ancora, per i cavalli, l'anglo-orientale e il S. Fratello e, per gli asini, il ragusano e il pantesco.
Salvaguardare, conservare e valorizzare il patrimonio genetico di una regione e un dovere etico cui i veterinari, gli allevatori e le categorie professionali interessate non possono e non devono sottrarsi. Nella nostra Isola, purtroppo, ciò non è stato sempre del tutto vero. Accadde cosi che, in seguito ai processi di modernizzazione e di automazione intervenuti nelle tecniche di agricoltura, una delle razze equine più note cadesse nell'oblio fin quasi a scomparire. Stiamo parlando dell'asino pantesco, esemplare originario dell'omonima isola del Mediterraneo, nato, secondo esperti di razze, da lontani incroci fra esemplari siciliani ed altri provenienti dal Nord-Africa. Da questo incrocio è nata una razza autoctona destinata a riscuotere grande notorietà sia in Italia che all'estero; essa ha permesso ad esempio nel nostro Paese la formazione della razza Ragusana, ha consentito la produzione di ottimi muli da salmeria per l'Esercito e si è, per lungo tempo, resa indispensabile in agricoltura. Poi la dimenticanza, ed una quasi scomparsa di inestimabile valore per il patrimonio genetico della nostra zootecnia con forti ricadute anche sull'economia isolana. Per molto tempo vederne un esemplare ha costituito una rarità e con più facilità si poteva apprendere da un testo di zootecnia che la razza è di taglia ridotta (altezza cm. 128-140), con arti sottili ma robustissimi, piede grande e forte. Dai maggiori testi di zootecnia si poteva acquisire un identikit preciso: l'asino pantesco ha mantello pressoché nero, pelo corto e liscio, il muso bianco e sfumature biancastre sotto il ventre ed in corrispondenza del piatto delle cosce. La lineadorso-lombare è dritta, la testa leggera, le orecchie non lunghe e dritte. Ha passo sicuro e una velocità di marcia che gli consente di raggiungere i 15Km/h a tiro leggero e sino a 25 Km/h su percorso piano. Si distingue persobrietà, per resistenza al lavoro e per essere un buon pascolatore. La viadell'oblio è solitamente una strada di non ritorno. Spesso, ma non sempre. Sull'asino pantesco, sulla sua salute e sulla sua riproduzione, sui suoi possibili utilizzi e sulla produzione di alimenti da esso derivati si è rivolta l'attenzione della Azienda Foreste della Regione Siciliana, dell'Istituto per l'Incremento Ippico e dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sicilia. L'Associazione Italiana Allevatori in parallelo ha posto in essere un'opera di recupero della razza che, in sintonia con il progetto di recupero delle razze autoctone previsto dal Ministero delle Risorse agricole, alimentari e forestali, vede la creazione di un allevamento nel territorio di Erice - San Matteo, in provincia di Trapani. Si tratta, com'è evidente, di un progetto polivalente di straordinaria importanza, con grandi potenzialità anche per l'influenza che può determinare su altri aspetti dell'economia agricola siciliana.
"Gli asinelli hanno la stessa natura di una terra appena scoperta, la rassegnazione della mucca, la longevità del mulo, il coraggio della tigre, ed una capacità intellettiva solo di poco inferiore all'uomo". Sono parole di Robert Green, l'americano che per primo introdusse in America, nel 1929, asini di origine mediterranea. Una dichiarazione che ad un primo momento può apparire esagerata, ma ciò è vero solo perché non conosciamo abbastanza le peculiarità di quest'animale per lungo tempo sfruttato e poi schernito e dimenticato.
Riabilitare una razza tipica e diffonderne la conoscenza e l'allevamento, costituiscono, oggi più che mai in Sicilia, un monito ed un dovere istituzionale per quegli Enti che in tale direzione operano, quali l'istituto Zooprofilattico Sperimentale, oltre che i nuovi obiettivi che gli zootecnici siciliani dovranno porsi per il futuro.
Diremo allora che l'asino in generale, e il pantesco in particolare, è un ottimo pascolatore in zone impervie e in aree marginali, la cui resistenza alle intemperie gli consente di vivere allo stato brado e semibrado, sfruttando pascoli magri difficilmente accessibili ad altre specie di animali e quindi di salvaguardare con una presenza, vitale zone altrimenti abbandonate.
La sicurezza del passo e la docilità ne fanno una cavalcatura sicura nelle oasi faunistiche e nelle riserve naturali; si presta inoltre, in particolar modo, ad alcune pratiche sanitarie quali l'ippoterapia, per l'aiuto di soggetti portatori di handicap. E ancora può essere utilizzato come razzatore per rinsanguare la razza asinina ragusana, senza alterarne le caratteristiche, evitando i problemi connessi alla consanguineità.
Queste e molte altre le possibilità aperte dall'allevamento dell'asino pantesco: dalla creazione di una banca del seme asinino (da utilizzare fresco o congelato, al fine di non perdere un patrimonio genetico di inestimabile valore) alla produzione del latte d'asina. Una produzione lattifera sicuramente soggetta all'influenza del clima e dell'alimentazione, correlata al periodo del parto e alla razza di appartenenza ma che può raggiungere anche 18-20 litri giornalieri.
Sull'alimento latte è bene soffermare un attimo di più la nostra attenzione. Recenti studi hanno infatti evidenziato l'enorme valore nutrizionale del latte d'asina. Un vero toccasana per i bambini che presentano problemi digestivi o per i neonati intolleranti al latte materno, al vaccino o ad altri tipi di latte. Mentre il latte vaccino e quello umano presentano notevoli differenze qualiquantitative relative all'adattamento alla singola specie, il latte d'asina e quello umano presentano ridottissime differenze organolettiche.
Il latte d'asina e un alimento dal sapore dolciastro che presenta basso tenore di grasso e un contenuto proteico simile a quello umano. Esso costituisce l'alternativa naturale ai latti "adattati" ormai commercializzati su scala industriale, a differenza di questi ultimi, presenta piccolissime differenze organolettiche rispetto a quello umano, per cui consente una maggiore assimilazione eliminando completamente i disturbi digestivi.
Presenta quindi una serie di vantaggi che rendono assolutamente consequenziale il definirsi di una sempre crescente richiesta di latte d'asina igienicamente controllato e convenientemente conservato.
L'Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sicilia si trova, in considerazione dei suoi compiti istituzionali, pienamente coinvolto in questa realtà produttiva. Anche in questo caso le sue strutture ed i suoi laboratori provvederanno alla salvaguardia delle malattie infettive e diffusive degli animali: garantire la presenza di un patrimonio zootecnico sanitariamente integro significa infatti, conseguentemente, garantire prodotti di qualità. Non meno impegnativa ed importante sarà l'effettuazione di controlli tesi ad assicurare un latte d'asina con proprietà organolettiche di qualità e quindi capaci di sopperire in particolar modo ai bisogni nutrizionali della prima infanzia con problemi allergologici e digestivi. Il percorso per la salvaguardia e la "riabilitazione" della popolazione asinina nella nostra Regione, passa dunque anche e soprattutto attraverso un rigoroso impegno sanitario e scientifico. Le garanzie necessarie al raggiungimento di tale obiettivo rappresentano l'impegno che l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sicilia offre alla Comunità in linea con la propria politica.

                              Contenuto organolettico del latte umano e di asina

SOSTANZA Latte di asina Latte di donna Latte di cavalla Latte di mucca
Acqua
Proteine
Grassi
Lattosio
Ceneri
90,3%
1,7%
1,4%
6,2%
0,4%
 88,4%
1,4%
3,3%
6,3%
0,6%
89,0%
2,7%
1,6%
6,1% 
0,5%
87,2%
3,5%
3,7%
4,9%
0,7%


di Francesca De Luca
Dirigente Tecnico Forestale.
 e Valeria Mistretta Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sicilia.
 

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