LA PERLA NERA DEL MEDITERRANEO


La Sicilia, terra di paesaggi aspri e inaspettati, coglie sempre di sorpresa il turista amante della natura e le sculture delle rocce ne sono una evidentissima testimonianza.
Calcarea nella sua prevalenza, non mancano altri tipi di rocce che caratterizzano determinati territori, ma quelli che più mi sono rimasti in mente sono le spettacolari formazioni del Simeto e dell'Alcantara i cui massi ciclopici di un nero lavico costeggiano le rive di questi fiumi.
L'attività dell'Etna in queste zone ha in pratica contributo a modellare il paesaggio.
Mi trovavo a Pantelleria ed ecco ritornarmi in mente i paesaggi lavici della zona di Catania. Un nero continuo nel paesaggio elegante e suggestivo, un contrasto indescrivibile tra suolo e vegetazione, una colata lavica "di recente formazione" con le tonalità lucide che impreziosiscono come un abito di gala.
Case nere, tetti bianchi, verde intenso, mare azzurro, questi i colori di un'Isola che mi accingo a visitare e descrivere.
Siamo a maggio e già la calura si fa sentire più che mai...; mi dicono che come nel resto della Sicilia è piovuto quest'inverno pochissimo, quindi un'anticipazione della primavera e dell'estate. Forse le stagioni sono veramente mutate.
Meta. nella nostra escursione, è Montagna Grande. Appena fuori dal paese gli occhi si immergono in un continuo paesaggio nero intervallato alle macchie di colore che lo adornano, piene di suggestione, ma che denotano una vita quasi impensabile. E' il contrasto che ci lascia perplessi e ci fa soffermare in queste tematiche.
Tanti muretti a secco dividono le proprietà quasi come i muri calcarei del paesaggio ragusano; ma questi non fanno cronaca, invece sono le torri
di pietra all'interno di questi che destano la nostra curiosità. Sono i cosiddetti "giardini" che preservano uno e due alberi da frutto, di limone o di arancio, dai venti salsi che imperversano in tutte le stagioni.
E' una vita di stenti quella condotta da queste piante, mi par di capire, ma il terreno è fresco, mi assicurano; l'osservazione diretta di uno di questi mi convince del contrario. Le piante sono si anguste, ma vegete; il suolo vulcanico è una preziosa fonte di umidità.
La strada è tortuosa, in taluni punti anche stretta, ma percorsa da poche auto. In questo itinerario osservo numerosissime presenze di uccelli che, in migrazione, ancora non hanno scelto il loro sito d'amore. In cielo volteggiano maestosi ed eleganti i falchi pecchiaioli e le poiane, sfreccia un falco lanario, più numerosi invece i pigliamosche, le averle e le balie. Alcuni cubianchi in posa sui neri massi sembrano più grandi a motivo del contrasto di colore.
Qua e là, nelle varie contrade che attraversiamo e nei luoghi meno esposti all'azione dei venti, notiamo colture di ulivi striscianti, viti circondate da cumuli di terra e, sparse tra le proprietà, alberi di fichi, mandorli, nespoli e fichi d'India.
Il paesaggio agrario non e certamente tra i più felici, ma ciò nonostante dentro i "giardini" e a ridosso dei muretti discreta appare la produzione di ortaggi, ma una pianta che fa la parte di leone è senz'altro il cappero, la cui coltivazione si tramanda di generazione in generazione.
Arbusti con tronchi possenti adornano la terra nera di talune contrade con una vegetazione anch'essa strisciante ma ricca e che fa onore all'economia agricola dell'Isola.
Formazioni a steppa, formazioni a gariga, macchia bassa, macchia alta, macchia foresta e bosco sempreverde, sono, approssimativamente e variamente intercalate, le espressioni vegetali che si notano in quest'Isola, dal livello del mare alle più alte cime montuose.
Lungo la strada per il complesso montuoso di Montagna Grande ci soffermiamo in alcuni coni vulcanici fittamente ricoperti di vegetazione, ma ancor più nelle "fumarole" ricche tra l'altro anche di vapore acqueo che fuoriesce con notevole pressione. La gente del luogo ricopre queste fumarole con fascine di legna per consentire la condensa del vapore; quindi per stillicidio le gocce vengono convogliate e raccolte in piccole cisterne o semplici buche scavate nel terreno.
La gradualità della vegetazione ci fa pensare ad una lenta e inarrestabile conquista di spazio da parte del mondo vegetale. La pianta che coglie di sorpresa il visitatore è senz'altro il Pino marittimo di Pantelleria, così definito perché ritenuta una specie endemica che costituisce una formazione unica e caratteristica del paesaggio montano di quest'Isola.
Alberi non molto grandi, variamente sagomati dal vento e da tutti gli agenti atmosferici sono una tangibile testimonianza dell'evoluzione vegetale in un territorio apparentemente inospitale.
Pini, lecci, ginepri fenicei, eriche, corbezzoli, ginestre, filliree, cisti, lentischi, euforbie e ampelodesma sono alcune delle principali e più diffuse specie vegetali presenti e facilmente osservabili, tutte in associazioni specifiche che ne esaltano il valore fitosociologico.
Forse anche a causa della natura vulcanica del territorio pantesco l'Isola ospita una flora importante comprendente tra l'altro anche la violacciocca minuta (Matthiola incana var. pulchella), la ginestra di Pantelleria (Genista aspalathoides var. gussonei), il limonio di Pantelleria (Statice minuta var. cosyrensis), ed altre che testimoniano un isolamento interessante per tutto il mondo vegetale che è in continua evoluzione.
Montagna Grande con i suoi 24 coni vulcanici, il laghetto di Venere dalle acque lisciviate, una ricca vegetazione, un paesaggio nero ma suggestivo, presenza periodica di tantissimi uccelli in migrazione e tante altre cose sono la ricchezza sconosciuta di questa isola del Mediterraneo che qualcuno ha battezzato con nome di "perla nera".
 

Agostino Gatto
 

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