FATTORI BIOTICI (fauna e flora)
CONIGLIO SELVATICO
Oryctolagus cuniculus
Famiglia Leporidae
Si distingue dalla lepre per le orecchie e le zampe decisamente più corte e per le dimensioni inferiori del corpo. Non è un roditore, come erroneamente si afferma; il coniglio selvatico appartiene all'Ordine dei Lagomorfi perché non possiede una doppia fila di incisivi come l'istrice, il topo e gli altri roditori. Di origine iberica, la specie è stata introdotta quasi in tutto il mondo, soprattutto a scopo venatorio. In Sicilia vive la sottospecie huxleyi, più piccola e di color giallo fulvo, il cui patrimonio genetico è continuamente danneggiato dai ripopolamenti a scopo venatorio con la specie tipica. Il coniglio selvatico frequenta ambienti preferibilmente aperti come dune, aree costiere, pascoli, garighe e ambienti degradati, non oltre i 1000 m di quota, dove scava piccole buche per strappare e mangiare fittoni, bulbi, tuberi, rizomi e radici varie, ma non disdegna la corteccia delle piante più giovani. Come la lepre, il coniglio selvatico è caratterizzato dalla scatofagia, ovvero dalla riassunzione delle sferette fecali fino al completo assorbimento del loro potere nutrizionale. E una strategia vincente che consente all'animale di digerire tutta quella cellulosa che, masticata velocemente per paura di trovarsi di colpo davanti a un predatore, non sarebbe di facile degradazione. Quando la sferetta fecale non contiene più nutrienti, l'animale lascia la tana o la lettiera e raggiunge la latrina per liberarsene definitivamente. La capacità riproduttiva del coniglio selvatico è elevatissima e copre quasi tutto l'anno, da febbraio a novembre. In una speciale camera della tana partorisce da 4 a 12 piccoli che in un mese diventano indipendenti, e in 8-10 mesi sessualmente maturi. Il coniglio selvatico, finché non viene raggiunto dai pallini dei cacciatori o dalle fauci di un predatore, vive fino a 8-10 anni.
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