indice

Itinerari turistici artistici e culturali

homepage

Le riserve naturali gestite dal
Dipartimento Azienda Regionale Foreste Demaniali

Bosco della Favara e
Bosco Granza

Denominazione
RNO Bosco della Favara e Bosco Granza
Provincia
PA
Comuni
Aliminusa, Cerda, Sclafani Bagni, Montemaggiore Belsito
Estensione zona A - zona B
2977,5 Ha di cui 1884,12 in zona A e 1093,38 in zona B
Riferimenti geografici
I.G.M. - F. 259 I S.O.; 259 I S.E.; 259 II N.O; 259 II N.E.
Data Istituzione
D.A. 478 del 25/7/97 (Piano Reg.)



 
Informazioni generali

Da Palermo percorrere la A19 Buonfornello, quindi imboccare la SS 113 Palermo - Messina e, dopo 3 km circa, immettersi sulla SS 120 e percorrerla fino a Montemaggiore Belsito, uno dei paesi che delimitano l’area protetta. I boschi della riserva sono dominati dalle sughere che si associano a roverelle, ornielli e lecci.
La vegetazione arbustiva del sottobosco è ricchissima e rispecchia quella delle specie tipicamente diffuse nel bosco siciliano, come il prugnolo, il biancospino, il melo selvatico, l'asparago spinoso, il pungitopo, il pero mandorlino o cespugli dalle ricchissime fioriture dorate di citiso trifloro, una pianta simile alla ginestra.
I prati nel sottobosco, si tingono di colori, in esso troviamo il ciclamino primaverile, che fiorisce a tappeto, lo zafferanetto ramoso. In certi posti, il bosco è così intricato da impedire l’accesso, anche a causa del caotico e vigoroso sviluppo di molte piante lianose e ricche di spine.
Altro ambiente presente nella riserva è il piccolo Lago Bomes, che si trova a 865 m s.l.m. sull’omonimo Cozzo: si tratta di una piccola depressione del suolo che raccoglie le acque delle alture circostanti. Le cime più elevate (Cozzo Bomes, 1.073 m s.l.m.; Monte Roccellito, 1.145 m s.l.m. e Pizzo Conca, 1.002 m s.l.m.) sono formate da depositi e conglomerati arenacei, invece, l’area boscata sorge su un territorio in cui gli strati di banchi arenacei si alternano a depositi pelitici (rocce costituite da granuli di dimensioni piccolissime: da 1/16 ad 1/32 di mm). Tutta l’area ha, quindi, una bassa permeabilità per cui si è sviluppata una fitta rete di ruscelli e corsi d’acqua che caratterizzano il paesaggio e lo solcano in valli più o meno ampie, andando poi a confluire nel Fiumetorto e nell’Imera Settentrionale.

 

Flora

Le aree aperte contigue al bosco, percorse dagli incendi, sono praterie popolate da ampelodesma, ferula mediterranea e asfodelo mediterraneo. Dove il bosco finisce, al margine delle sugherete, si sviluppa la macchia secondaria dai colori tipicamente mediterranei, con le ginestre, il bianco e il porpora dei grandi fiori di cisto, le delicate fioriture bianche di prugnoli e biancospini. La cannuccia di palude è una Graminacea molto vigorosa che è diffusa su tutti gli ecosistemi e può vivere in condizioni molto variabili, dalle montagne, al livello del mare, dove cresce anche in acque salmastre.
Le foglie sono lunghe e lineari, un po’ ristrette verso la base e verso l’apice vanno attenuandosi in una lunga punta. Lungo il bordo si presentano ruvide e taglienti, anche per la presenza di piccoli aculei. Questa pianta fa parte della vegetazione della riva, il cosiddetto canneto, dove spesso assume un ruolo dominante esprimendosi in una vegetazione compatta, fittissima, che può estendersi in continuità su superfici molto grandi.
Se il canneto è perennemente allagato, il substrato erbaceo è formato dalle piante sommerse e natanti dello stagno aperto che, trovandosi in ombra, non sono presenti in quantità numerosa.
Se invece il canneto poggia su una sottile coltre d’acqua, il sottostrato erbaceo è formato da piccole piante erette come i poligoni. Nel canneto si insediano molte specie d’uccelli che lì nidificano mimetizzandosi tra gli alti fusti della pianta, mentre alcuni piccoli mammiferi, spesso in primavera, si nutrono dei germogli delle cannucce.

 

Fauna

Nella riserva vi si trovano molte specie di uccelli quali il codibugnolo di Sicilia, piccolo uccello insettivoro dalla lunga coda che nidifica sugli alberi più alti, ma anche cince di varie specie. Merli e usignoli fanno risuonare il bosco dei loro canti melodiosi, e in estate è facile vedere sfrecciare piccoli gruppi di bellissime upupe. Questo è anche il regno della ghiandaia, che ha l’abitudine di sotterrare piccoli depositi di frutti. Il tambureggiare sui tronchi del picchio rosso maggiore farà da controcanto al vivace chiacchiericcio delle cince.
Un occhio ben allenato potrà vedere la sagoma del colombaccio sfrecciare, e dello sparviere, rapace velocissimo dalle spettacolari picchiate mentre afferra in volo piccoli uccelli. Nel bosco, di notte, durante la stagione primaverile ed estiva, si potranno vedere rospo verde.
Volpe e martora, sempre all’erta e pronte ad attaccare, soprattutto il vorace mustelide che si arrampica veloce e ratto per catturare uova e nidiacei sugli alberi. In quest’area transitano i piccoli rettili della riserva: lucertole e ramarri, ma anche serpenti come il biacco (biscia nera) e il saettone (localmente chiamato mpasturavacchi); è anche possibile avvistare il beccamoschino e la velocissima e sempre più rara lepre appenninica, mentre, nelle aree più aperte, di notte, si spinge in cerca di radici e frutta l’istrice.
Là dove sorgono vecchi edifici, domina lo storno nero. Il codibugnolo di Sicilia Fu scoperto a Ficuzza nel 1901 da Joseph Whitaker. Il codibugnolo è un passeriforme dalla lunga coda, insettivoro, piccolo e vivacissimo. E’ presente anche sui monti Sicani, sui Nebrodi, sull’Etna e sulle Madonie dove predilige boschi fitti ad altitudini comprese fra i 500 ed i 1.800 m s.l.m. costruendo il nido su alberi alti.
 

La Storia, Il Paesaggio e l'Uomo

La zona protetta si estende su un territorio agricolo, dominato dai boschi. La consapevolezza che fosse un’inesauribile fonte di sostentamento per le popolazioni del circondario, ha prodotto come conseguenza il rispetto ed il mantenimento integrale dell’area boschiva.
I centri, poco frequentati, hanno avuto un certo impulso all’inizio del ‘900, quando Cerda si venne a trovare nel circuito della Targa Florio, gara automobilistica che attraversava alcuni paesi delle Madonie (all’ingresso di questo piccolo centro sono ancora visibili le tribune per gli spettatori) e che fu interrotta, perché ritenuta pericolosa, negli anni ’70. La zona visse momenti di gloria, essendo molto frequentata nei giorni della corsa, da gente che arrivava anche dall’estero.
Dopo quell’evento, tornati alla monotonia della vita campagnola, gli abitanti di questo comprensorio hanno saputo costruire un’economia che li ha resi famosi anche per i loro prodotti: chi non conosce i carciofi di Cerda? Per un lungo periodo dell’anno, questo paesino viene frequentato nei suoi locali tipici, dove il piatto forte sono appunto i carciofi, preparati in numerosissime ricette, accompagnate dagli altri ottimi prodotti locali, soprattutto formaggi e ricotte.
La vicina Aliminusa conserva l’impianto tipico del borgo rurale sorto attorno al Baglio Baronale seicentesco che fungeva da nucleo di questa sorta di azienda agricola e da struttura di controllo del territorio. Montemaggiore Belsito nasce tra il XV ed il XVII sec., le sue case crescono sul medievale monastero cluniacense, si sviluppa più tardi sotto i signori che ne incrementano l’economia agro-silvo-pastorale.
Dalle pendici del Monte Roccellito alle colline soprastanti il Fiume Torto, si sviluppano delle condizioni ideali legati al suolo, all' esposizione e ai fattori di consociazione di molte specie pabulari, affinchè si ottengano degli ottimi foraggi, che alimentano il patrimonio zootecnico bovino ed ovi-caprino del territorio.
Ciò permette la produzione di latte di qualità organolettica eccellente da cui si producono formaggi a pasta dura, freschi, stagionati e ricotte dai sapori molto corposi. La "Sagra della ricotta," si svolge ogni anno nel mese di giugno nei pressi della pineta comunale da cui è possibile osservare nelle giornate più limpide le isole Eolie, Ustica e il litorale della costa tirrenica.
La posizione di Sclafani Bagni è strategica perché risiede su di una delle tre creste che costituivano nel passato un naturale sistema difensivo e di controllo delle strade che dalla costa conducevano verso l’entroterra. Il piccolissimo centro è dotato di tre sorgenti termali, le loro acque benefiche servono ad alimentare uno stabilimento che lavora da maggio a settembre; forse in questo stesso luogo sorgeva un tempio dedicato ad Esculapio, dio greco della medicina, come sembra raccontarci il toponimo: da Esculapiifanum (phanum = tempio). L’abitato si sviluppa ai piedi del castello che venne costruito da Matteo Sclafani nella prima metà del 1300, su una fortificazione precedente.
 

Copyright © www.regione.sicilia.it/agricolturaeforeste/azforeste/
per gentile concessione Tutti i diritti riservati


HOMEPAGE 

©  2002 I Sapori di Sicilia  Tutte le immagini del sito sono di Photodigitalart  -  Realizzazione InFormatica  &  Art