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Itinerari turistici artistici e culturali

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Le riserve naturali gestite dal
Dipartimento Azienda Regionale Foreste Demaniali

Bosco della Ficuzza,
Rocca Busambra,
Bosco del Cappelliere,
Gorgo del Drago

Denominazione
RNO Bosco della Ficuzza,Rocca Busambra,Bosco del Cappelliere,Gorgo del Drago
Provincia
PA
Comuni
Marineo, Monreale, Corleone, Godrano, Mezzojuso
Estensione zona A - zona B
7398,3, Ha di cui 5333,09 in zona A e 2064,4 in zona B
Riferimenti geografici
I.G.M. - F. 259 IV S.O.; 259 III N.O.; 258 I N.E.; 258 I S.E.; 258 I S.O.; 258 II N.E.
Data Istituzione
D.A. 365 del 26/7/00 (Piano Reg.)



 
Informazioni generali

La riserva può essere raggiunta da Palermo attraverso lo scorrimento veloce Palermo-Agrigento imboccando l’uscita per Bolognetta; quindi seguire le indicazioni per Marineo (SS 118) e procedere in direzione Corleone, subito dopo il Lago Scanzano (detto anche “serbatoio Madonna delle Grazie”), si arriva al bivio per Ficuzza (caratterizzato da un obelisco), svoltare a sinistra per raggiungere il piccolo centro abitato.
L’accesso alla riserva è garantito dai numerosi percorsi che si dipartono dai centri di Godrano, Marineo, Corleone, Mezzojuso e Campofelice di Fitalia. Rocca Busambra: quanto fascino in quella montagna...
Come tutti i luoghi che nei tempi passati rappresentavano riserve reali di caccia, Ficuzza è stata oggetto di una conservazione a fini diametralmente opposti a quelli attuali: la selvaggina e i boschi erano del re, e venivano conservati per il re.
Forse è questo il motivo per cui il bosco (che, pure, un tempo era esteso sino a Marineo) qui si è mantenuto, al contrario della vicina riserva delle Serre della Pizzuta, dove invece è ormai ridotto a pochi lembi di querceta. Anche se il “dopo Ferdinando” ha segnato una fase di abbandono in cui il bosco, terra di nessuno, è stato sistematicamente impoverito: cervi, daini, caprioli sono stati abbattuti sino all’ultimo capo; una buona parte degli alberi rasa al suolo in periodo di guerra, per produrre il carbone.
Eppure molto ancora resiste. Sono tanti e variegati gli ambienti naturali di questa riserva: si può parlare di un vero e proprio “mosaico” della vegetazione che tra le sue “tessere” annovera il lecceto, il sughereto, il bosco di querce caducifoglie, il cerreto, arbusteti e cespuglieti, aree rupestri e semirupestri, aree umide (fluviali e lacustri), praterie e garighe pascolive.
Tanta diversità ambientale comporta una ricchissima rassegna di specie viventi: oltre 1.000 le specie vegetali, di cui settantaquattro fra endemiche e subendemiche, alcune delle quali esclusive della Busambra, ed una rappresentanza delle specie faunistiche siciliane che arriva all’80% del totale.
L’ambiente più significativo dal punto di vista ecologico è senz’altro quello rupestre che, a causa delle difficili condizioni d’alta montagna, presenta forti escursioni termiche fra giorno e notte e venti battenti che disseccano i suoli. Può essere colonizzato soprattutto da piante che hanno sviluppato strategie di difesa come una distribuzione delle foglie in una rosetta basale appressata al suolo o una conformazione a cuscinetto emisferico. Infatti in genere queste piante hanno apparati radicali molto sviluppati, che le ancorano al suolo aiutandole a resistere.
L’ospedale degli uccelli Il Centro Regionale Recupero Fauna Selvatica “Ficuzza” è un vero e proprio ospedale che cura, riabilita e reimmette in natura i suoi “ospiti”. Promosso dalla Forestale, è ge-stito dalla Lega Italiana Protezione Uccelli, offre una struttura e servizi che vanno ben oltre la semplice cura degli animali (che già di per sé è un fatto eccezionale).
Il centro è dotato di una sala operatoria dove i “pazienti” vengono operati e dove si eseguono le pratiche di disinfezione e cura. A parte si trova una sala didattica, luogo versatile, nel quale possono essere visionati filmati o tenute brevi conferenze, lezioni o seminari operativi.
Nella parte non esposta al pubblico si trova l’area di convalescenza e riabilitazione; le sezioni che accolgono gli animali prendono nomi diversi: voliere di stabulazione, di quarantena e di riabilitazione.
Gli animali vengono spostati man mano che procedono nella guarigione sino ad arrivare nei tunnel di riabilitazione, dentro i quali possono riprendere le attività di movimento e, se uccelli, rafforzare i muscoli alari.
In una sezione apposita (quella delle voliere didattiche), vengono esposti al pubblico gli irrecuperabili (soprattutto uccelli): sono animali non più in grado di essere reimmessi in natura o per gravi lesioni permanenti subìte o perché imprintati, cioè troppo abituati alla presenza dell’uomo.
L’esposizione al pubblico non avviene con l’intento di catturare l’attenzione dei visitatori come se fossero in uno zoo, ma al contrario serve a far riflettere su quali siano le conseguenze dei danni a cui gli animali sono sottoposti, per lo più a causa dell’uomo. Brevi ed efficaci schede informative illustrano le peculiarità dei diversi animali. La nursery, invece, serve ad ospitare i nidiacei giunti al centro.
Una volta guariti, gli animali, dopo essere stati inanellati (se uccelli) e registrati, vengono liberati in natura, se possibile nelle stesse zone di provenienza: si fa particolare attenzione alla liberazione degli uccelli migratori per far sì che possano ricongiungersi, nel periodo giusto, ai propri simili in transito. Il Centro è visitabile; se si tratta di gruppi è meglio prenotare la visita.

MUSEI E CENTRI VISITA
• Museo di Paleontologia “G.G. Gemmellaro”, corso Tukory n. 131, Palermo
tel. 091.7041028; http://www.unipa.it/~dipgeopa
Apertura al pubblico: dal 1° ottobre al 31 maggio dal lunedì al sabato dalle ore 09:00-13:00
e, su richiesta di gruppi scolastici, anche nel pomeriggio dal lunedì al venerdì, dalle ore 16:00 alle 19:00.
Sono previste anche visite guidate in inglese e francese.
Le prenotazioni si effettuano ai seguenti numeri: tel. 091.7041028 – 7041051, fax 091.7041041.
Durata prevista di una visita guidata: 1 ora circa. Il salone del Museo, per motivi di sicurezza, può ospitare gruppi di 30 persone per visita.

• Museo Etnoantropologico Godranopoli, Godrano, tel. 091.518992 – 091.8208163.
INFORMAZIONI
• Area attrezzata “Girato-Ficuzza”: si trova alle spalle della Real Casina di Caccia, in pineta.
E’ corredata di tavoli rustici, servizi igienici e fontanelle con acqua.
La struttura può accogliere sino a 300 persone. Annessi all’area anche campi sportivi.
• Pro loco di Corleone: piazza Nascè tel. 091.846355.
• Pro loco di Marineo: via Agrigento n. 5.
• Azienda di Soggiorno Palermo e Monreale: piazza Vittorio Emanuele n. 14, 90034 Monreale (PA) - tel. 091.6564570.
• Distaccamento forestale di Ficuzza, situato alla destra della Real Casina di Caccia, all’ingresso dell’area attrezzata tel 091.8464062.
• Centro Regionale di Recupero per la Fauna Selvatica di Ficuzza,
situato alla destra della Real Casina di Caccia, può essere visitato tutti i giorni.
Per informazioni telefonare allo 091.8460107.
• Azienda Autonoma Provinciale per l’Incremento Turistico, Ufficio Informazioni di Palermo centro, piazza Castelnuovo, 34 90100 Palermo tel. 091.583847 e 6058351 – fax 091.586338.
• Azienda Autonoma Provinciale per l’Incremento Turistico, Ufficio Informazioni Stazione Centrale FSI piazza Giulio Cesare, 90100 Palermo tel. 091.6165914.
• Azienda Autonoma Provinciale per l’Incremento Turistico, Ufficio Informazioni aeroporto “Falcone-Borsellino” – tel. 091.591698.
• Ufficio Provinciale Azienda (U.P.A.) di Palermo, via G. del Duca, 23 – 90138 Palermo – tel. 091.6968829.
• Servizio antincendio: tel. 1515 (numero verde).

Servizio di accompagnamento visite alla Real Casina di Caccia di Ficuzza dalle 9 alle 19 tutti i giorni festivi compresi, per informazioni e prenotazioni 3936275904

 

Flora

L’ambiente più significativo dal punto di vista ecologico è senz’altro quello rupestre che, a causa delle difficili condizioni d’alta montagna, presenta forti escursioni termiche fra giorno e notte e venti battenti che disseccano i suoli.
Può essere colonizzato soprattutto da piante che hanno sviluppato strategie di difesa come una distribuzione delle foglie in una rosetta basale appressata al suolo o una conformazione a cuscinetto emisferico.
Infatti in genere queste piante hanno apparati radicali molto sviluppati, che le ancorano al suolo aiutandole a resistere. Negli anfratti di nuda roccia si insediano arbusti di leccio (pianta che qui assume un ruolo pioniero) insieme ad olivastro ed euforbia arborea e vi si ritrovano molte specie endemiche a vari livelli come il fiordaliso della Bu-sambra, dalle corolle rosse; la camomilla delle Madonie; la finocchiella di Boccone; la perlina di Boccone; il ciombolino di Sicilia; l’atamanta siciliana; l’armenia di Gussone; la bocca di leone siciliana, la rarissima viola dei Tineo (localizzata solo sulla Ciacca di Mezzogiorno), tanto per citarne alcune.
Il bosco a sughera è collocato alle quote più basse: fra i 500 ed i 900 m s.l.m., sui versanti silicei, assolati e caldi: qui si trovano magnifici esemplari di quercia da sughero, se ne possono ammirare alcuni lungo la strada provinciale che da Ficuzza porta a Godrano, 4 km dopo il cosiddetto “Bivio Lupo”.
Il lecceto si sviluppa dai 900 ai 1.200 m s.l.m.: è un bosco sempreverde e le ghiande di questa quercia danno nutrimento a moltissimi animali silvani, ai daini ed agli irruenti cinghiali, reintrodotti dalla Forestale nei decenni passati. Il sottobosco del sughereto appare molto ricco in specie.
Il bosco di querce caducifoglie si trova tra i 500 ed i 1.000 m s.l.m ed è costituito essenzialmente dalle specie che afferiscono al gruppo delle roverelle, cui si associano la sughera, l’acero campestre e il frassino meridionale. Sugli affioramenti rocciosi il leccio e l’orniello assumono una funzione pioniera.
Il Cerreto è caratterizzato dal cerro di Gussone, specie simile al cerro, ma con foglie più ampie e grandi ghiande voluminose coperte sino a metà da cupule, con grandi squame ricurve. Il sottobosco è più scuro e meno ricco rispetto a quello degli altri boschi.

 

Fauna

Il bosco è il regno delle cinciarelle, delle cinciallegre e di una miriade d’altri uccelli, delle upupe, delle ghiandaie, dei merli, dei nibbi bruni, degli uccelli insettivori come il rampichino e il picchio rosso maggiore, e ancora dei rapaci come il nibbio reale che si sposta tra le praterie e il bosco.
Ma anche della volpe, del gatto selvatico, della martora e della donnola. Vi sono scomparsi i grossi mammiferi predatori come il lupo ed i grandi avvoltoi come il grifone e il capovaccaio, che qui si avvista solo nei periodi migratori. E’ scomparso anche l’imponente gufo reale.
 

La Storia, Il Paesaggio e l'Uomo

Il palazzo reale L’edificio, che sorge in fondo ad un ampio spiazzo, delimitato a sinistra da basse costruzioni della stessa epoca, è la Real Casina di Caccia, voluta da Ferdinando IV di Borbone quando, giunto fuggitivo a Palermo, a causa della rivoluzione napoletana (gennaio 1799), cercò luoghi adatti alla caccia ed ai divertimenti, che erano i suoi passatempi preferiti.
Il re acquisì territori dove cacciare, rendendoli adatti alla sua persona, vi apportò migliorie e li attrezzò di ogni comodità. In quest’ottica sorsero la Palazzina Cinese a Palermo e la Casina di caccia a Ficuzza, entrambe affidate anche a Venanzio Marvuglia, l’architetto più in voga del tempo.
La costruzione, realizzata tra il 1802 ed il 1807, che aveva assorbito notevoli risorse in manodopera e materiali, si affaccia su un vasto piano circondato da abbeveratoi, magazzini, case per chi vi lavorava all’interno e a servizio del Palazzo.
La bellezza della Casina sta nella semplicità delle sue linee, la facciata attraversata da due ordini di finestre bordate, nella parte sommitale termina con un cornicione sporgente, poggiato su mensole decorate, dove troneggia lo stemma coronato dei Borbone, abbellito da un festone floreale e dalle statue del dio Pan, protettore dei boschi, e di Diana, dea della caccia.
Alle estremità del cornicione sono stati posti due grandi orologi, sotto quello di destra si trova la cappella del Palazzo con ingresso esterno (il re poteva assistere alle funzioni religiose da un balcone, aperto sulla cappella, al quale accedeva dai suoi appartamenti).
L’edificio, a pianta rettangolare, si sviluppa su due piani. A pianoterra si trovavano le abitazioni delle guardie e della servitù, le dispense e le cucine. Queste erano collegate da una scala interna alla cantina che era stata ricavata dagli ambienti sotterranei, utilizzati per il riparo della carrozza del re e delle attrezzature, comunicanti all’esterno attraverso un cunicolo.
Al piano superiore si accede attraverso uno scalone di marmo rosso locale (estratto da Rocca Busambra, versante meridionale). Vi si trovano gli appartamenti reali per il re, per l’erede Leopoldo e le stanze per gli ospiti. Degli antichi originari splendori, oggi rimane la sala centrale, con volta sostenuta da colonne di marmo con capitelli all’uso neoclassico; le decorazioni e gli affreschi riflettono anche il gusto dell’esotico, in gran voga in quel periodo a Palermo.
Alcuni oggetti: quadri, arredi sacri, sculture e curiosità, sono esposti per i visitatori. Entrare nel Palazzo è un’esperienza gradevole e doverosa per chi viene ospitato nel giardino retrostante, attrezzato per un piacevole pic-nic. La Rocca Busambra Si erge, bianca e spettacolare, sul manto verde che ricopre suoli dai declivi più dolci. La sua origine geologica fa dibattere paleontologi e geologi da circa un secolo: solo recenti studi effettuati con tecniche sofisticate hanno consentito di ricostruire la sua storia.
La Busambra è una sorta di immensa zattera formatasi nel corso di 200 milioni di anni circa, in un braccio del mare Tetide (l’oceano del Mesozoico) che si trovava incuneato nella Pangea, il continente primordiale: quel braccio di mare era l’antico progenitore del Mediterraneo attuale.
Occupava una sua posizione in quello che oggi è il Mar Tirreno e andava formandosi per l’accumulo di organismi fossili, alghe ed animali, che popolavano le acque dove sorgeva il sito d’origine.
Con la loro deposizione si vennero a formare strati diversi che andiamo a ritrovare dal basso verso l’alto, a partire dai più antichi: i calcari dolomitici bianchi formati dalla fossilizzazione delle scogliere coralline che popolavano le acque di 200 milioni d’anni fa: coralli, spugne e tappeti algali, (stromatoliti).
Più su i calcari rossi caratterizzati dalle ammoniti: molluschi cefalopodi con chiocciola a spirale piana, simili agli odierni nautilus (vedi box nella riserva dei “Monti di Palazzo Adriano e Valle del Sosio”), che popolavano gli oceani ai tempi dei dinosauri.
Seguono i calcari marnosi bianchi e rosati costituiti dall’accumulo di una quantità immensa di foraminiferi (microorganismi con gusci calcarei) e coccoliti (frammenti d’alghe brune), che andavano costituendo il plancton dei mari a cavallo delle Ere Secondaria e Terziaria (dal Cretaceo - 135 ml di anni fa - all’Eocene - circa 37 ml di anni fa). Seguono poi segni di attività erosive superficiali: la roccia era emersa e veniva squarciata, solcata, aperta dall’acqua piovana e dalle intemperie, per ritrovarsi sommersa dal mare che nuovamente s’innalzava. E così nuovi sedimenti: le calcareniti marnose verdastre, caratterizzate dai denti di squalo.
Poi, lento ma inesorabile, il distacco dalla crosta terrestre in cui si era formata: forze tettoniche di inaudita intensità provocarono il distacco di questa dorsale rocciosa e la fecero migrare verso la costa nord-occidentale della Sicilia, ed approdare sulla catena siciliana, strato roccioso che si trova a 10 km di profondità, la cui epoca di costituzione risale a periodi molto più recenti rispetto alla montagna soprastante.
 

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