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Itinerari turistici artistici e culturali

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Le riserve naturali gestite dal
Dipartimento Azienda Regionale Foreste Demaniali

Monte Genuardo e
S.Maria del Bosco

Denominazione
RNO Monte Genuardo e S.Maria del Bosco
Provincia
PA
Comuni
Contessa Entellina, Sambuca di Sicilia, Giuliana
Estensione zona A - zona B
2552,91 Ha di cui 1683,33 in zona A e 869,58 in zona B
Riferimenti geografici
I.G.M. - F. 258 II S.O.; 258 III S.E.
Data Istituzione
D.A. 479 del 25/7/97 (Piano Reg.)


 
Informazioni generali

La riserva si può raggiungere da Palermo o da Sciacca: imboccare la SS 624 (scorrimento veloce Palermo-Sciacca) ed uscire allo svincolo per Sambuca di Sicilia (viadotto n. 25), quindi procedere sulla SP 70 in direzione di Sambuca di Sicilia. Superato il paese, proseguire sulla SP 69 in direzione Adragna.
L’ingresso della riserva si trova dopo 5 km, nel territorio di Contessa Entellina, in località Pomo.

Monte Genuardo e Santa Maria del Bosco: antiche eruzioni sottomarine e boschi mediterranei

L’aspetto naturalistico della riserva rappresenta ciò che resta delle antiche foreste che ricoprivano questi territori, ma non solo. All’interno dell’area protetta si trovano diversi ambienti: Monte Genuardo (1.180 m s.l.m.), la zona di Santa Maria del Bosco e la Località Bosco del Pomo, ma tutta la zona, dal punto di vista geologico, è interessata da lenti e imponenti movimenti franosi che, associandosi all’azione di erosione superficiale delle rocce, ha portato alla formazione di immensi blocchi rocciosi e disarticolati, sul più esteso dei quali si ritrova l’insediamento di Adranon.
Da Monte Gurgo, sul settore settentrionale di Monte Genuardo, questo fenomeno è ben visibile.
Il Monte è un massiccio carbonatico formatosi per la lenta sovrapposizione di sedimenti fossili su fondali marini antichissimi risalenti al Trias superiore (Era Secondaria: per intenderci, al tempo dei dinosauri) e via via attraverso le varie fasi climatiche e tettoniche sino ai sedimenti di argille e calcareniti dei giorni nostri.
Sulla superficie affiorano anche depositi di lave sottomarine, le cosiddette pillow lavas o lave a cuscino, dovute ad attività eruttive risalenti a circa 135 milioni di anni fa (Giurassico-Cretaceo inferiore), depositi che si ritrovano lungo la strada per Santa Maria del Bosco e, in spessori più consistenti, in prossimità della vetta di Monte Genuardo.

INFORMAZIONI
• T.R.I.P.S. Turismo – Risorse – Idee per lo Sviluppo, via M. D’Aleo n. 1 piazza Umberto I n. 29,
90030 Palazzo Adriano tel./fax 091.8349051; sito web: www.italcomp.net/tripsvalledelsosio;
E-mail:

• Pro loco di Contessa Entellina, via Marsala n. 16, 90030 Contessa, tel. 091.835586.

• Pro loco di Giuliana, largo Castello n. 5, 90030 Giuliana, tel. 091.8356250.

• Azienda Autonoma Provinciale per l’Incremento Turistico, Ufficio Informazioni di Palermo centro,
piazza Castelnuovo, 34 90100 Palermo tel. 091.583847 e 6058351 – fax 091.586338.

• Azienda Autonoma Provinciale per l’Incremento Turistico, Ufficio Informazioni Stazione Centrale FS
piazza Giulio Cesare, 90100 Palermo tel. 091.6165914.

• Azienda Autonoma Provinciale per l’Incremento Turistico, Ufficio Informazioni aeroporto
“Falcone-Borsellino” – tel. 091.591698.

• Ufficio Provinciale Azienda (U.P.A.) di Agrigento, via Esseneto, 92100 Agrigento tel. 0922.595911.

• Ufficio Provinciale Azienda (U.P.A.) di Palermo, via G. del Duca, 23 – 90138 Palermo – tel. 091.6968829.

• Distaccamento forestale di Bisacquino, tel. 091.8351814.

• Distaccamento forestale di Sambuca di Sicilia, tel. 0925.941194.

• Servizio antincendio: tel. 1515 (numero verde).
 

Flora

Il lodolaio
E’ una rara specie di falco. Lungo 38-48 cm, rispetto agli altri falchi ha, in proporzione, la coda più corta. Vive in zone aperte vicine ai boschi e depone le uova in vecchi nidi di corvidi.
Va a caccia di uccellini e grossi insetti e somiglia parecchio al falco pellegrino, da cui si differenzia per la livrea (oltre che per la lunghezza delle ali): ha mustacchio appuntito, più stretto rispetto a quello del falco pellegrino, e le parti inferiori striate. Sottocoda e calzoni sono castani.

Nelle aree umide le rane verdi gracidano inconsapevoli del pericolo; possibili sono, infatti, gli incontri con la biscia dal collare, buona nuotatrice che predilige, nella sua dieta, anche i rospi comuni, animali che invece stazionano nei boschi. Nell’area silvana sono ben rappresentati innanzitutto la volpe e la martora, tipici del bosco siciliano, mentre è dubbia la presenza del gatto selvatico.
Tra bosco ed aree aperte gravitano il comune coniglio selvatico, l’elusivo istrice e micromammiferi come il toporagno di Sicilia e l’arvicola di Savi, vittime dell’allocco e del barbagianni, rapaci notturni.
Sulle aree aperte si trova anche il lodolaio, falco considerato raro in Sicilia, che qui nidifica e che viene espressamente citato fra le motivazioni dell’istituzione della riserva.
Nel bosco si trovano le solite piccole presenze vivacissime: fringillidi e cince, spesso vittime dello sparviere di cui abbiamo più volte parlato nelle riserve in cui il bosco domina, e poi capinere e ghiandaie, cornacchie grigie, piccoli roditori e rettili tra cui il bellissimo ramarro, un lucertolone dalla splendida livrea smeraldina (col capo azzurro nei maschi), e le lucertole comunemente note: la campestre e la siciliana.
Ma anche gongili, gechi ed emidattili. Tra i serpenti ci sono anche il saettone e la vipera, unico rettile velenoso presente in Sicilia. Sui tronchi degli alberi abitano correnti di esploratori in salita o in discesa: verso l’alto risale il rampichino, passeriforme detto localmente acchianazucchi, dotato di un becco molto lungo e ricurvo, adatto a scovare insetti tra le cortecce degli alberi; mentre in discesa va il picchio muratore (che picchio non è) che col becco potente e appuntito va in cerca di insetti e di semi. Il vero picchio è quello rosso maggiore, ma di lui echeggiano solo le tracce sonore. In queste zone si trova anche il cinghiale, reintrodotto da qualche decennio.
 

Fauna

L’arvicola di Savi
Micromammifero che nell’aspetto ricorda molto un criceto: il corpo è tondeggiante, lungo circa 10 cm, con zampe brevi e coda corta, capo con orecchie molto piccole. Vive di preferenza nelle aree pianeggianti e aperte, anche poco coperte dalla vegetazione, campi coltivati e giardini.
Ama scavare lunghe gallerie molto complesse ed articolate, al riparo di massi o di grosse radici d’albero, con diversi ingressi per uscire all’esterno, infatti, ha bisogno di suolo soffice e profondo, facile da scavare. Le “stanze” dentro la tana vengono adibite a scopi diversi: nido o magazzino per le provviste di cibo. Lo sviluppo delle gallerie può arrivare sino a 40 cm di profondità.
Si nutre di semi, cortecce, tuberi, rizomi, bulbi e radici di piante erbacee; dai contadini viene chiamato surci cardunaru perché predilige rosicare i fusti di cardi e carciofi. Esce spesso al crepuscolo o di notte, ma solo per procacciare il cibo e durante le sortite può restare vittima dei rapaci notturni, soprattutto dell’allocco, che è specializzato nella cattura di topi e arvicole. A circa nove settimane d’età raggiunge la maturità sessuale: la femmina partorisce sino a tre volte l’anno 4 o 5 piccoli ed il periodo riproduttivo va da marzo ad ottobre.
 

La Storia, Il Paesaggio e l'Uomo

L’abbazia di S. Maria del Bosco
Sorge a pochi chilometri da Contessa Entellina, circondata da una selva sempreverde; si racconta che la prima costruzione sia stata voluta da un gruppo di eremiti residenti nel bosco, che trovarono, nel tronco cavo di un albero, l’immagine di una Madonna a cui dedicarono l’edificio.
Più tardi il convento ospitò i Padri Olivetani, i quali successivamente ne fecero una sede sfarzosa della Congregazione; infatti il complesso si presenta al visitatore in tutta la sua maestosità: dotato di due ampi chiostri (uno del ’500), conserva nel refettorio un grande affresco.
La chiesa monumentale (oggi non vi si celebrano funzioni religiose) edificata tra i secoli XVII e XVIII, probabilmente su disegni del Vanvitelli, è al suo interno riccamente decorata e conserva preziose opere d’arte come una Madonna dei Della Robbia; vi era custodito pure lo splendido marmo del Laurana, cioè il busto di Eleonora d’Aragona, signora del castello di Calatamauro, oggi conservato a Palermo a Palazzo Abatellis.
La visita a questo grandioso complesso monumentale, circondato dall’incantevole panorama, è un’esperienza indimenticabile che ripaga ogni fatica fatta per raggiungerlo.
Questo territorio insiste su un’area sicuramente tra le più interessanti della Sicilia occidentale sia dal punto di vista storico che naturalistico. I paesi del circondario, pur vivendo in un ambiente periferico e di un’economia prevalentemente agricola, vantano una vivace tradizione culturale.
L’alternanza di popoli diversi, che si sono succeduti sin dai tempi più remoti, ha lasciato tracce materiali: a Giuliana, ad esempio, si trova un castello federiciano che ha la particolarità di avere una pianta pentagonale e pare che, tra i manieri fatti edificare da Federico II, sia l’unico. Usi ed abitudini dei gruppi etnici che hanno attraversato queste contrade sono tramandati per generazioni, e a volte sono diventati segno distintivo di un paese. Contessa Entellina, infatti, fondata da un gruppo di profughi albanesi, sfuggiti ai Turchi, intorno alla metà del Quattrocento, ancora oggi mantiene vivi i costumi e le tradizioni dei padri.
Nella stessa zona protetta, la varietà delle emergenze conferma quanto detto prima: siti archeologici, edifici religiosi, costruzioni tipiche della più antica civiltà contadina sono distribuiti con dovizia nel suggestivo paesaggio della riserva.

Le pillow lavas
Dette anche lave a cuscino, si formano quando avviene un’eruzione subacquea: sul fondo marino compaiono delle fessurazioni attraverso le quali risale il magma incandescente che, giungendo a contatto dell’acqua, si consolida rapidamente.
Dentro il liquido incandescente continua a penetrare gonfiando il “cuscino”, come un palloncino che va riempiendosi d’aria. In questo modo si formano delle strutture globulari che si ammassano l’una sull’altra.
In Sicilia esistono diverse aree in cui sono presenti, a livello terrestre, questo tipo di formazioni: si tratta di antichi fondali marini in cui le tracce di eruzione testimoniano la vivacità tettonica del Mediterraneo in epoche molto antiche.
Se ne ritrovano nel territorio di Buccheri (alta Valle dell’Anapo, in provincia di Siracusa), mentre quelle forse più conosciute costituiscono la rupe del castello di Acicastello (CT): qui l’azione degli agenti atmosferici e del mare ha spezzato le lave a cuscino mettendo a nudo la loro struttura radiale in cui il magma, raffreddandosi lentamente, appare formato da strisce concentriche spezzate da raggi.
 

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