indice

Itinerari turistici artistici e culturali

homepage

Le riserve naturali gestite dal
Dipartimento Azienda Regionale Foreste Demaniali

Monti di Palazzo Adriano
e Valle del Sosio

Denominazione
RNO Monti di Palazzo Adriano e Valle del Sosio
Provincia
PA
Comuni
Palazzo Adriano, Chiusa Sclafani, Burgio, Bivona
Estensione zona A - zona B
5862,07 Ha di cui 3803,12 in zona A e 2058,95 in zona B
Riferimenti geografici
I.G.M. - F. 258 II S.O.; 258 II S.E.; 266 I N.O.; 266 I N.E.
Data Istituzione
D.A. 481 del 25/7/97 (Piano Reg.)


 
Informazioni generali

La riserva si può raggiungere da Palermo e da Agrigento.
Da Palermo: imboccare l’autostrada A19 PA-CT ed uscire allo svincolo per Villabate da cui ci si immette sullo scorrimento veloce Palermo-Agrigento (SS 121) e procedere sino all’uscita per Bolognetta. Da qui seguire le indicazioni per Marineo (SS 118) e proseguire in direzione Corleone: dalla SS 118 corleonese-agrigentina, a 3 km dal comune di Burgio, si svolta a sinistra per una strada asfaltata che poi diventa bianca (era una “regia trazzera”): proseguire per 5 km. Arrivati ad un bivio, si può approdare, a destra, nell’area attrezzata dell’Azienda Regionale Foreste Demaniali denominata “Menta”. Se si sceglie di immergersi nel bosco di Sant’Adriano, invece, svoltare a sinistra.
Da Agrigento: SS 115 per Sciacca, uscita a Ribera, quindi imboccare la SS 386 per Burgio; circa 2 km prima di San Carlo girare a destra fino ai piedi del monte, dove ci sono le rovine del Castello di Cristia.

Monti di Palazzo Adriano e Valle del Sosio: il trionfo della biodiversità

Si deve alla preziosa opera di Gaetano Giorgio Gemmellaro la valorizzazione dei monti della Valle del Sosio dal punto di vista paleontologico. Qui, infatti, risiedono i fossili più antichi e preziosi di Sicilia, sedimentatisi e stratificatisi sin dall’epoca del Permiano (in piena Era Paleozoica) e che vanno a costituire le rocce calcaree. Si tratta di foraminiferi (organismi microscopici dai gusci calcarei inconfondibili), spugne, briozoi, brachiopodi (molluschi bivalvi), ammoniti (vedi box), trilobiti (forme paragonabili agli attuali crostacei) e ostracodi, tutti animali marini vissuti in un braccio dell’arcaico oceano Tetide, progenitore del Mediterraneo attuale, che si incuneava nel continente della Pangea, prima che venisse frammentato nei continenti attuali.
I calcari bianchi di Palazzo Adriano, per esempio, conservano numerose specie di ammoniti, fossili-guida molto significativi. Tra questi monti sono presenti anche esemplari di ammoniti appartenenti a specie esclusive dell’area siciliana.
Nella riserva si trovano altri siti di significativo valore geologico: Vallone Acque Bianche, dove gli strati calcarei da orizzontali diventano repentinamente verticali e Pizzo Castellazzo, dove c’è un’antichissima colata lavica che si estende sino a Croce del Gallo e poi sino a Burgio.
Il reticolo di acque di scorrimento superficiale è poco complesso: i torrenti hanno carattere prevalentemente stagionale, anche se il fiume Sosio mantiene per tutto l’anno una buona portata.
Le sommità dei monti, invece, presentano morfologie sconnesse ed aspre con pareti rocciose, spuntoni di roccia e versanti ripidi che determinano molti microambienti. Tutto ciò contribuisce a creare numerose possibili condizioni per l’insediamento della flora.

Emergenze paesaggistiche
Santuario di Rifesi
: nel territorio di Burgio. Da contrada Dragotto, si arriva alle pendici occidentali di Pizzo Castellazzo, da qui si imbocca una trazzera che dopo 2 km conduce al Santuario.
Castello di Cristia: in contrada feudo di Cristia, nei pressi di San Carlo (frazione di Chiusa Sclafani), appartiene al comune di Burgio.
Listi d’u firriatu: gola profondissima dominata dalla rupe coi ruderi del castello di Cristia, in cui si trovano i cinque blocchi fossiliferi calcarei famosissimi, tra cui la Pietra di Salamone e quella dei Saraceni.
Vallone Acque Bianche: emergenza geologica in cui strati calcarei da orizzontali si inclinano verticalmente.
Pizzo Castellazzo: emergenza geologica.
Antichissimi basalti lavici che arrivano sino a Burgio.
Area attrezzata “Menta” nel Bosco di Sant’Adriano, a cura dell’Azienda Foreste Demaniali della Regione Siciliana: dalla SS 118 corleonese-agrigentina, prima di arrivare al comune di Burgio, a meno di 3 km svoltare a sinistra. Dopo 5 km, al bivio svoltare a destra. Se si svolta a sinistra, si arriva al Bosco di Sant’Adriano.
La riserva, per superficie la seconda delle aree protette della provincia di Palermo, è sicuramente tra le più affascinanti per la diversità degli ambienti che comprendono splendide aree boschive, praterie e corsi d’acqua che si intercalano a gole, anfratti e dirupi scoscesi.
Il paesaggio, suggestivo e selvaggio, è ancora in molti punti incontaminato.
La riserva dei Monti di Palazzo Adriano e Valle del Sosio, per le sue eccezionali peculiarità ambientali, basterebbe da sola a giustificare la costituzione di un Parco della Valle del Sosio, annettendo tutte le riserve vicine. E’ un ambiente fantastico che riserva molte eccezionali sorprese. Innanzitutto la sua natura geologica: qui risiedono i sedimenti fossiliferi più antichi presenti in Sicilia.
Sono affioramenti rocciosi risalenti all’epoca del Permiano (epoca collocata nell’Era Primaria o Paleozoica, in un periodo compreso fra 280 e 225 milioni di anni fa) come la Pietra di Salomone ed altri limitatissimi lembi calcarei affioranti, che hanno dato a Gaetano Giorgio Gemmellaro (famosissimo paleontologo vissuto a cavallo tra XIX e XX sec.) la possibilità di pubblicare una monografia (1890) di eccezionale valore scientifico e di realizzare una collezione di fossili, che possiamo ammirare al museo paleontologico che gli è stato dedicato.

MUSEI E CENTRI VISITA
Museo Civico di Scienze Naturali di Palazzo Adriano (attualmente in progettazione) tel. 091.8348056 e 8348751.
Museo di Paleontologia “G.G. Gemmellaro”, corso Tukory n. 131, Palermo tel. 091.7041028; http://www.unipa.it/~dipgeopa Apertura al pubblico: dal 1° ottobre al 31 maggio dal lunedì al sabato dalle ore 09:00-13:00 e, su richiesta di gruppi scolastici, anche nel pomeriggio dal lunedì al venerdì, dalle ore 16:00 alle 19:00. Sono previste anche visite guidate in inglese e francese.
Le prenotazioni si effettuano ai seguenti numeri: tel. 091.7041028 – 7041051, fax 091.7041041.
Durata prevista di una visita guidata: 1 ora circa.
Il salone del Museo, per motivi di sicurezza, può ospitare gruppi di 30 persone per visita.
• Mostra “Antica civiltà contadina”, cortile Majorana, Palazzo Adriano.

COMUNI DI APPARTENENZA
• Bivona – 503 m s.l.m. a 65 Km da Agrigento; CAP 92010 – prefisso telefonico 0922; abitanti 5.076 (bivonesi).
• Stazione ferroviaria più vicina: Cammarata-San Giovanni Gemini (a 32 km).
• Burgio – 317 m s.l.m. a 65 km da Agrigento; CAP 92010 – prefisso telefonico 0925; abitanti 3.562 (burgitani).
• Stazione ferroviaria più vicina: Agrigento (a 65 km).
• Chiusa Sclafani – 614 m s.l.m. a 80 Km da Palermo; CAP 90033. prefisso telefonico 091; abitanti 3.677 (chiusini).
• Stazione ferroviaria più vicina: Palermo Centrale (a 82 km).
• Palazzo Adriano – 680 m s.l.m. a 100 Km da Palermo; CAP 90030 – prefisso telefonico 091; abitanti 2.767 (palazzesi).
• Stazione ferroviaria più vicina: Lercara bassa (a 36 km).

INFORMAZIONI:
• T.R.I.P.S. Turismo – Risorse – Idee per lo Sviluppo, via M. D’Aleo n. 1 piazza Umberto I n. 29,
90030 Palazzo Adriano – tel./fax 091.8349051; sito web: www.italcomp.net/tripsvalledelsosio;
E-mail: [email protected]
• Pro loco di Chiusa Sclafani, via Ungheria n. 67, 90033 – Chiusa Sclafani tel. 091.8353535.
• Pro loco di Palazzo Adriano: piazza Umberto I n. 46, 90030 Palazzo Adriano (Pa) – tel. 091.8348309.
• Distaccamento forestale di Burgio: tel. 0925.64350.
• Distaccamento forestale di Palazzo Adriano: tel. 091.8348506.
 

Flora

L’area boscata più significativa è quella del Bosco di Sant’Adriano, dove il leccio è l’essenza dominante, soprattutto nei versanti più rocciosi ed impervi e nelle pareti con forte pendenza, dove assume il ruolo di pianta pioniera. Là dove il pendio si addolcisce, ecco subentrare le più esigenti roverelle, ma il leccio comunque resta sempre presente.
Nel Bosco di Rifesi dominano invece i querceti a roverella, anche se i lecci non mancano mai. Ovviamente sono presenti anche altre specie arboree come il carpino nero, l’orniello e l’acero campestre, oltre a diversi arbusti come il corbezzolo, l’erica arborea, il biancospino, il pungitopo, la ginestra spinosa, la rosa di San Giovanni e il prugnolo. Là dove la copertura forestale non c’è più, ecco gli arbusteti, le praterie, le aree coltivate.
. Negli ambienti rupestri, rappresentati significativamente da Pizzo Gallinaro (1.220 m s.l.m.) e Serra del Biondo (1.138 m s.l.m.), sono presenti anfratti in cui dominano gli arbusteti di olivastro ed euforbia arborea, in cui fioriscono diverse specie endemiche o rare come la vedovina delle scogliere, la camomilla delle Madonie, il cavolo rupestre e la bocca di leone siciliana. In queste zone nidifica il falco pellegrino e si possono avvistare l’aquila di Bonelli ed il falco lanario.
Nelle forre e negli ambienti di ripa, lungo il corso del fiume e dei torrenti, attecchisce una folta vegetazione costituita da pioppi bianchi e neri, dal salice bianco, dal frassino meridionale, dall’olmo canescente, dall’oleandro dalle vivaci fioriture e dal terebinto (pianta molto affine al pistacchio, detta anche scornabeccu per le escrescenze a forma di corno che vengono prodotte dalle foglie parassitate da insetti).
Questo è anche il regno del rovo, dell’equiseto massimo e del gigaro chiaro… Ma è la parte più esterna delle sponde che si rivela preziosa: qui la cannuccia del Reno insieme alle tamerici, gallica ed africana.
 

Fauna

Il patrimonio botanico di questo territorio è, di eccezionale interesse, come quello faunistico che qui trova habitat variegati: nidificano ben 60 specie d’uccelli, sono presenti quasi tutti i rettili e gli anfibi viventi in Sicilia ed esiste un campione rappresentativo di tutta la fauna boschiva regionale, con alcune presenze rare ed eccezionali come l’aquila di Bonelli, i nibbi (bruno e reale) ed il merlo acquaiolo, ottimo indicatore di qualità dell’ambiente (si sofferma solo dove pullulano invertebrati che esigono acque pulitissime).
Come un tessuto che connette fra loro boschi, aree umide, canaloni, ripide pendici e aspre muraglie calcaree, ecco gli arbusteti e le praterie che offrono spazi di nutrimento a molti erbivori, roditori e grossi insetti e, di conseguenza ai loro predatori: falco grillaio, nibbio, gheppio e di notte, ai rapaci come l’allocco, la civetta e il barbagianni. Un breve inciso: grazie al regime di protezione della riserva, specie sottoposte alla pressione venatoria come beccacce, coturnici di Sicilia e colombacci possono trovare rifugio e possibilità di ricostituire le perdite dovute ad una caccia irrazionale e poco lungimirante.

Il merlo acquaiolo
Passeriforme lungo circa 18 cm, che si riconosce facilmente dalla livrea, ha piumaggio marrone mentre su gola e petto presenta una macchia bianca. Vive nei torrenti di collina e di montagna, dalle acque fresche e ossigenate, pulitissime: si nutre, infatti, di invertebrati acquatici molto esigenti dal punto di vista ecologico, organismi che tendono a scomparire immediatamente, non appena si verifica una seppur minima alterazione dell’ambiente. Tendenzialmente costruisce il nido sui siti immediatamente sovrastanti i corsi d’acqua: fenditure nella roccia, radici scoperte, a volte anche dietro le cascate (in questo caso per proteggere il nido dagli spruzzi d’acqua lo copre con un tetto di muschi). Nidifica in primavera; in inverno può diventare erratico e spostarsi in verticale; infatti può scendere a visitare le coste.
E’ una specie considerata “vulnerabile” e per questo inserita nella lista rossa siciliana: le cause della sua riduzione numerica sono dovute allo sconvolgimento dei suoi habitat preferiti, come ad esempio la captazione delle sorgenti e l’imbrigliamento e la cementificazione degli argini dei torrenti montani. Viene considerato indicatore biologico della qualità dell’ambiente.
 

La Storia, Il Paesaggio e l'Uomo

Questa riserva, incastonata in un panorama variegato e ferace, presenta caratteristiche simili a quelle dell’area protetta di Monte Genuardo e Santa Maria del Bosco, facendo parte del medesimo territorio, inserito in un ambiente naturale di straordinaria bellezza.
Qui abitarono nel corso dei secoli una grande varietà di popolazioni indigene (Sicani, Siculi ed Elimi) e colonizzatrici (Greci, Punici, Romani, Bizantini, Musulmani, Normanni, Svevi…) che hanno caratterizzato fortemente queste aree, lasciando una quantità di pregevoli testimonianze nelle opere, negli usi e nei costumi. La definizione di “favolosa” che di questa terra dà il geografo musulmano Idrisi, vissuto ai tempi di Ruggero II (sec. XII), è percepibile in alcuni luoghi incantati che appaiono improbabili in un’epoca dove tecnologia ed artificio imperano.
I centri abitati del circondario hanno saputo, con una sensibilità antica, ma nuova nella consapevolezza, mantenere e talvolta recuperare il patrimonio materiale ed etnografico tradizionale, valorizzando i beni storico-artistici e quelli derivanti dalle tradizionali attività locali.
Chiusa Sclafani conserva in parte le caratteristiche del borgo medievale con le mura delle case in pietra viva, organizzate intorno al castello di cui rimangono scarsi ruderi, alcuni dei quali inglobati in edifici posteriori.
L’altra parte del paese, divisa da una profonda frattura, si sviluppa in uno stile diverso a causa della rovinosa frana del XVII sec..
Sul toponimo Chiusa c’è chi pensa che derivi dal fatto che la cittadina sia stata costruita sul pianoro dove si trovava un grande recinto (chiusa), dentro il quale Matteo Sclafani, il signore del luogo, faceva pascolare i cavalli; c’è chi invece lo addebita alla posizione geografica in quanto “chiusa” fra tre colli e due rami del fiume Isburi. La cittadina conserva opere pregevoli che valgono una visita al sito.
Palazzo Adriano, colonia di profughi albanesi, immortalata dal film “Nuovo cinema paradiso” del regista Giuseppe Tornatore, è diventata improvvisamente celebre nel mondo; presenta un‘interessante museo paleontologico dove sono conservati splendidi fossili, i più antichi di Sicilia (Era Paleozoica), trovati in zona.
Bivona è conosciuta soprattutto per la “sagra della pesca”, profumatissimo frutto che si ottiene dalle sue campagne.
Burgio è nota invece per le ceramiche di antica tradizione e per le famose fonderie di campane, rare sul suolo siciliano (vedi box).

Le ammoniti
Sono fossili-guida che ci conducono alla scoperta degli eventi avvenuti nell’Era Mesozoica: in Sicilia ricoprono uno spazio di tempo corrispondente a 200 milioni di anni. Ne esistono almeno 10.000 specie conosciute, con dimensioni variabili: da pochi mm a circa 2 m di diametro. Erano diffusissime e possono essere considerate come i veri dominatori degli ambienti marini di quei tempi.
Il loro nome prende origine probabilmente dal dio egizio Ammon, che veniva raffigurato con testa d’ariete e corna avviluppate a spirale: elemento che ricorda la forma delle loro conchiglie.
Le ammoniti erano molluschi cefalopodi molto simili al Nautilus che ha la conchiglia a forma di spirale piana, con il lume della camera interna diviso in stanze che il mollusco utilizza con lo stesso principio dei sommergibili: riempiendole o svuotandole di gas riesce a spostarsi alla profondità voluta.
La conchiglia delle ammoniti era calcarea: dallo studio delle ornamentazioni esterne, delle coste e delle suture (punti di saldatura fra i setti interni e le pareti della conchiglia) si può risalire alla specie ed al periodo in cui l’animale è vissuto.
Nel Mesozoico le ammoniti ebbero il massimo sviluppo e grazie a loro è possibile individuare esattamente in quale “zona paleontologica” collocare uno strato roccioso fossilifero. Per ben quattro volte, alla fine dei principali periodi geologici (Devoniano, Permiano, Giurassico e Triassico), subiscono “crisi biologiche” che li portano sull’orlo dell’estinzione, riuscendo sempre a superarli e dando origine a nuove forme di adattamento e di diffusione, fino al colpo finale: l’estinzione totale avviene alla fine del Cretacico, 65 milioni di anni fa.
Probabilmente furono vittime della stessa estinzione di massa che segnò la fine dei grandi rettili, degli pterosauri e di molti altri gruppi di invertebrati marini.
 

Copyright © www.regione.sicilia.it/agricolturaeforeste/azforeste/
per gentile concessione Tutti i diritti riservati


HOMEPAGE 

©  2002 I Sapori di Sicilia  Tutte le immagini del sito sono di Photodigitalart  -  Realizzazione InFormatica  &  Art